venerdì 7 settembre 2012

“UN AMORE NELLA BUFERA” DI MARINO SOLFANELLI. UNA STORIA D’ORDINARIA POESIA – di Piero Vassallo

Un film pornografico, firmato da Pier Paolo Pasolini, “I cento giorni di Sodoma”, ha proiettato l’ombra viscida e turpe della calunnia sopra l’avventura dei giovani militanti nella Rsi. Giovani che si arruolarono volontariamente nelle forze armate della Rsi non per rovesciare l’esito inevitabile della guerra o per dare sfogo a istinti pasoliniani ma per lavare l’onta della resa senza onore a Cassibile.
I combattenti della guerra già perduta, infatti, rivivevano, nella tragica realtà della lotta impari, i poemi degli eroi sfortunate, le storie tragiche, che avevano nutrito la loro anima negli anni della scuola: Ettore che affronta Achille, gli spartani alle Termopili, Orlando a Roncisvalle, Corradino di Svevia, Giovanni dalle bande nere.
Chi ha frequentato repubblichini autentici e irriducibili, quali Enzo Erra,Bartolomeo ZanengaPrimo SienaRoberto MelchiondaSergio BornacinGiano AccameSandro GuarnieriSilverio BacciLello GrazianiSilvio AdorniAlfredo Burzomato, non può disconoscere l’alta virtù che ha governato la loro esistenza.
Ora uno spiraglio alla verità sull’animo dei combattenti repubblicani è aperto da un breve, magnifico racconto di Marino Solfanelli, “Un amore della bufera”, pubblicato il questi giorni da Tabula Fati, animosa e brillante casa editrice in Chieti.
Solfanelli traduce e diffonde la sua passione di testimone e di storico in uno stile narrativo limpido e coinvolgente. Chi legge il suo breve racconto è trasportato nell’atmosfera singolare in cui operava l’ultimo fascismo. Un luogo della memoria dove l’eroismo dei giovani volontari incontrava la purezza del sentimento. Non un’invenzione letteraria ma una storia che si rovescia felicemente nella letteratura.
Lo scritto di Solfanelli contribuisce al dissolvimento del fumo fetido e malsano che fu prodotto da Pasolini per la contentezza degli antifascisti radunati nel salotto degli iniziati ai misteri della dissoluzione totalitaria. Il libro si colloca felicemente nella scena del revisionismo accelerato dall’esito fallimentare delle ideologie che hanno vinto la seconda guerra mondiale.

http://www.riscossacristiana.it/un-amore-nella-bufera-di-marino-solfanelli-una-storia-dordinaria-poesia-di-piero-vassallo/

lunedì 28 maggio 2012

IL POPOLO ITALIANO ALL’ULTIMA TORNATA ELETTORALE

L’ultima tornata elettorale mi ha riportato alla mente una gag comica di uno spettacolo di varietà: la “spalla” chiedeva al comico: «Tu di che partito sei?», e quello: «Io sono “demo”», «Vuoi dire democristiano?», il comico: «Come ti viene in mente», «Allora sei democratico liberale?», «Assolutamente no!». «Sei democratico socialista», incalza la “spalla”. «Ma stai scherzando?». «Allora, che razza di “demo” sei?». E il comico: «Sono demo-ralizzato…»
Quello italiano che è andato (o non è andato) a votare è un popolo “demoralizzato”. Stremato (e disgustato) da una classe politica di affaristi spesso corrotti, incapaci e voraci, dalle “paghette” ai figli fannulloni, da un governo di banchieri chiamato a riparare i guasti da essi stessi promossi.
Avevano promesso Mari-o Monti, invece il popolo demoralizzato si è ritrovato sul viale del “tra – monti”, ombreggiato da cipressi, che reca ai fallimenti, alla disoccupazione alla disperazione e ai “suicidi”. Una politica economica e fiscale vessatoria, imposta da lobby finanziarie internazionali, alla cui soluzione dovrebbero provvedere esponenti… di lobby finanziarie internazionali…
Ora mi è più chiaro il senso della denuncia di anni fa – dell’insigne e compianto scienziato Giacinto Auriti – contro il governatore pro-tempore della Banca d’Italia, per “truffa, usura, falso in bilancio e istigazione al suicidio”. La singolare sentenza che fu emessa dal Tribunale di Roma non negava l’esistenza di quei reati, ma scagionava il governatore dell’Istituto da ogni responsabilità per mancanza di dolo, poiché … “si era fatto sempre così”.
Certo, si era fatto “sempre” così, senza che nessuno ne denunciasse l’essenza criminogena. Ma dal momento che, finalmente, la colossale truffa veniva denunciata?…
Gli è che si trattava (e si tratta) di banche, ovvero la potente congrega di usurai che hanno carpito agli Stati la prerogativa di battere moneta “a nome e per conto del popolo”. La lobby bancaria realizza la moneta “senza limiti e senza costi”, ovvero a solo costo tipografico, lucrando dell’intero valore nominale (il signoraggio), valore che il popolo gli conferisce accettandolo come mezzo di pagamento.
“E io pago!…”, direbbe Totò…

Marino Solfanelli

mercoledì 22 febbraio 2012

PATTI LATERANENSI. LE RETICENZE SUL TRATTATO TRA LA SANTA SEDE E L’ITALIA E IL COROLLARIO DI AVVENIMENTI DIMENTICATI DALLA STORIA

I “Patti Lateranensi”, ovvero il Trattato (Concordato) fra la Santa Sede e l’Italia, sottoscritto l’11 febbraio 1929, è stato celebrato nei giorni scorsi con manifestazioni ufficiali cui hanno preso parte alte personalità dello Stato del Vaticano e della Repubblica Italiana. Con il Trattato, pubblicato negli Acta Apostolicae Sedis n. 6 del 7 giugno 1929, si pose finalmente termine ad un annoso conflitto tra Stato a Chiesi, stabilito i confini del territorio dello Stato della Città del Vaticano, e definito l’elenco e la pianta degli immobili con privilegio di extraterritorialità e con esenzione da espropriazioni e da tributi, e quant’altro.
Il Crocifisso tornò nelle aule scolastiche e la Religione cattolica fu materia di insegnamento scolastico.
Ma chi furono gli artefici del Concordato, ovvero i personaggi che vollero, realizzarono e sottoscrissero i Patti Lateranensi? Durante le rievocazioni dei giorni scorsi nessuno lo ha detto. Ebbene lo diciamo noi: Il documento fu redatto e sottoscritto dal Cardinale Pietro Gasparri e dal Primo ministro italiano CavBenitoMussolini, Capo del Governo e Duce del Fascismo, che il Papa Pio XI definì “L’uomo inviato dalla Provvidenza”.
Per quel concordato, come fu rivelato dal settimanale “La Rivolta del Popolo” negli anni ’70, fu emessa una sentenza di condanna a morte contro Benito Mussolini dalla Massoneria inglese. Condanna che sarebbe stata regolarmente eseguita nel 1945, sempre secondo le rivelazioni di quel settimanale, da Eugenio Cefis e Italo Pietra, che rientrarono in Italia attraverso la Svizzera, con un finanziamento di 50 mila sterline.
Sull’avvenimento si intrecciano altre importanti e curiose circostanze:
Eugenio Cefis fu presidente dell’Eni, Italo Pietra fu direttore de Il Giorno, quotidiano dell’Eni, il Colonnello “Valerio”, ovvero il rag. Walter Audisio, che si assunse la responsabilità dell’uccisione di Mussolini, fu dipendente dell’Eni. Lo stesso Comandante partigiano Pedro, Pier Luigi Bellini delle Stelle che catturò Mussolini, fu messo al vertice della Sarom Progetti, che ebbe una sede anche a Chieti Scalo, la organizzazione deputata alla conservazione della struttura tecnica del patrimonio Eni.
Il cadavere di Mussolini fu recato a Piazzale Loreto, ove fu impiccato per i piedi alla stazione di benzina, da un furgoncino targato CDV (Città del Vaticano), rituale simbolico che lo ricollegava al Concordato.
Il settimanale “La rivolta del Popolo”, artefice delle rivelazioni, ebbe vita breve poiché tutte le agenzie giornalistiche si rifiutarono di distribuirlo. L’ultimo numero, di 50 mila copie, fu distribuito gratuitamente per le vie di Roma da studenti universitari della Facoltà di Giurisprudenza della Università degli Studi della Capitale.
di Marino Solfanelli