domenica 6 aprile 2014

L'ultima intervista a David Ferrante (dicembre 2013)

Perché scelsi la Repubblica di Mussolini.
L’ultimo racconto di Marino Solfanelli.

di David Ferrante

Volevamo fare questa chiacchierata già dal 2010, per una mia richiesta. Poi gli impegni personali, il lavoro e i miei tempi da “domani si farà”, fecero sì che passarono i giorni, che divennero anni, che divenne una vita.
Ci vedevamo non raramente ed ogni volta il mio «signor Solfanelli, dobbiamo fare quella cosa» e il suo «quando vuoi David», ipotizzavano un tempo che mai sarebbe passato e che purtroppo passò. Si fuggiva irrazionalmente la realtà come se fosse un concetto astratto proposto in qualche fantasioso racconto di uno di quegli innumerevoli libri che tassellavano la sua vita e la sua scrivania.
Uscì il suo libro Un amore nella bufera, si narrava di quelle immagini che già mi aveva descritto. Di lui tradito da coloro "dell’armiamoci e partite". Di lui una notte intera dentro un canale d’acqua gelida, con i brandelli del suo commilitone, esploso su una granata, sparsi sul corpo. Una comune storia d’amore giovanile in un tempo per niente comune. Un tempo in cui la morte prevaleva ma non riuscì ad uccidere l’amore e la dignità.
Leggendo le pagine della sua storia lo immaginavo mentre camminava, chiuso dentro il suo cappotto, lungo un freddo corso Marrucino mentre, con lo sguardo nel vuoto, rifletteva canticchiando: “A noi la morte non ci fa paura”, come magra consolazione a tutto quel freddo di morte, una grossolana esorcizzazione della paura, della morte; “ci si fidanza e ci si fa l’amor, se poi ci avvince e ci porta al cimitero s’accende un cero e non se ne parla più”. Troppo forte la luce di quell'onore per arrendersi e tornare indietro. “Qualcuno arriccia il naso vorrebbe biasimar ma noi non si fa caso si tira a camminar (…) Vogliam morire tutti crocefissi, per riscattare un’ora di viltà”.
Succede che un giorno non potemmo bere quel caffè amicale perché non lo trovai alla sua scrivania, dopo oltre ottant’anni non era più seduto dietro una tastiera e non ci sarebbe più tornato.
In ospedale? Una persona sofferente? Non ne avevo la forza ma decisi per quella promessa fattagli, anzi, fattami. Dolorante, in fin di vita, sul letto d’ospedale, lucido e profondo come se veramente il tempo fosse una racconto di fantasia.

«Signor Solfanelli, allora mi racconta finalmente perché scelse Mussolini dopo l’8 settembre? O aspettiamo un altro po’?»

Probabilmente era la scusa per salutarci.

«Prima di aderire alla Repubblica Sociale Italiana ero studente, amavo la vita e il teatro. Non avevo un buon rapporto con il Fascismo, anzi. Facevo attività teatrale e con la mia compagnia stavamo per mettere in scena un’opera. Un commissario di pubblica sicurezza venne a vedere la prova generale e, dato che un personaggio di quest’opera prendeva in giro un ispettore di polizia, non ci concesse l’imprimatur. Non potemmo andare in scena. Le autorità locali fasciste avrebbero potuto revocare questo diniego ma non lo fecero e per questo mi incazzai col Fascismo.
Dopo le orrende giornate in cui bombardarono Pescara1 e dopo che fu costituita la Repubblica Sociale Italiana2, occorreva che io facessi una scelta: o con gli uni o con gli altri! Avevo una cultura basata sull’italianità e sull’onore.
Di sprone mi fu una frase di Alessandro Pavolini: «È l'antico tricolore che in una lontana primavera nacque senza stemmi sulla sua parte bianca, là dove noi idealmente iscriviamo, come su una pagina tornata vergine, una sola parola: "Onore!"»3
E il discorso alla radio di Graziani che disse: «Chi vi parla è il Maresciallo d’Italia, il quale, durante la sua lunga vita di soldato, ha ampiamente conosciuto fortuna e malasorte, e, per le sue armi, il sole della gloria o l’ombra dell’ingratitudine. Adesso egli è stato chiamato dal destino a stringere il pugno intorno alla spada per cancellare la macchia della vergogna, con la quale l’infedeltà e il tradimento hanno deturpata la bandiera d’Italia. La fase di ogni tradizione militare è il senso dell’Onore.»4

e scelsi per quella parola: ONORE!

Provai schifo per ciò che fece la casa regnante e il maresciallo Badoglio5. Si può uscire da una guerra con dignità, anche come perdenti. Ma non di certo come fece Badoglio che da un momento all’altro disse che da quel istante bisognava sparate contro coloro che un attimo prima erano alleati, i tedeschi.
Fu una ignominia! Un atteggiamento inaccettabile.
Allora scelsi e scelsi di stare con Mussolini. Fui scelto per far parte dei servizi segreti della Repubblica Sociale Italiana e dei servizi speciali della Guardia Nazionale Repubblicana.
Era mutato lo spirito della gioventù italiana!
L’Italia non sarà mai completata finché non si faranno gli italiani!»





1 Durante la Seconda Guerra Mondiale le forze alleate bombardarono pesantemente la città di Pescara. Il 31 agosto, il 14, 17 e 20 settembre del 1943 i missili alleati distrussero la città abruzzese causando migliaia di vittime.

2 Repubblica Sociale Italiana (RSI) – La sua nascita viene fatta risalire al discorso pronunciato il 18 settembre 1943, attraverso Radio Monaco, da Benito Mussolini, condotto in Germania da soldati tedeschi dopo averlo liberato dalla prigionia a Campo Imperatore sulle montagne abruzzesi. Nel discorso, infatti, annunciò la creazione di uno Stato nazionale e sociale. Il 23 settembre, al suo rientro in Italia, il Duce proclamò la costituzione della Repubblica Sociale Italiana. L'Italia era divisa in due: il Meridione controllato dagli forze alleati sotto la luogotenenza del Re e il Settentrionale nelle mani dei tedeschi e di Mussolini capo del neo istituito governo. Il nuovo governo si insediò sulle sponde del Lago di Garda nei pressi di Salò, da qui l’appellativo Repubblica di Salò. I ministeri furono dislocati in varie località della RSI. Il nuovo governo del Duce ebbe fine nella primavera del 1945.

3 Chiusa del discorso di Alessandro Pavolini chiamato a presiedere il primo ed unico Congresso del Partito Fascista Repubblicano (PFR) , tenutosi a Verona nel novembre del 1943.

4 Stralcio del discorso tenuto dal Maresciallo d’Italia Rodolfo Graziani il 25 settembre 1943 al Teatro Adriano e trasmessa su Radio Roma, in cui spiega perché ha accettato la nomina a ministro della difesa della RSI e invita tutti ad arruolarsi nel nuovo esercito repubblicano.


5 Fuga di Pescara, fuga di Ortona o fuga di Brindisi: Il giorno successivo all'annuncio dell’armistizio del 8 settembre 1943, il Re d'Italia Vittorio Emanuele III, il capo del governo il maresciallo Badoglio, alcuni esponenti della Real Casa, del governo e dei vertici militari, fuggirono da Roma verso Brindisi lasciando il Paese e l’esercito senza direttive e allo sbando totale.

sabato 8 febbraio 2014

Cari partigiani (di Edoardo Torricella)

Cari partigiani - plic ploc
Avete dato la vostra vita – stump!
Per proporci un nuovo "modello sociale" – strumpete!
E com'è andata?... Flic
Cos'avete combinato? Sniff
È questo che volevate? Plof.
Come avete gestito la socialità? A – a – a – a – A!
Come volevate si gestisse?? Risse – fisse?
Avete avuto sessant'anni per costruire
La democrazia vera!
Al di là delle parvenze – Lenze!
Quante mistificazioni – mi cojoni?
Ci ha dato la vostra storia…
Vero??
Dolce – dolce boero,
PATAPUNF !!



Edoardo Torricella

lunedì 3 febbraio 2014

Escluso dalle liste elettorali (3 febbraio 1947)



MUNICIPIO DI CHIETI

N.291/EL                                                                       Chieti 3 febbraio 1947

OGGETTO: Liste Elettorali - Comunicazione.

                                                     Ill.mo Sig. SOLFANELLI MARINO di Alfonso (sic!)
                                                     Frazione Fonte Nuova 537

Ai sensi ed agli effetti dell'art.7 del R.D.28/9/944 N.247 Vi comunico che siete stato escluso dalla lista elettorale di questo Comune perchè non in possesso dei requisiti voluti dalla legge essendo risultato a Vostro carico quanto appresso:
SOSPESO DAL DIRITTO DI VOTO PER ANNI CINQUE - COMMISSIONE PROVINCIALE PER LE SANZIONI CONTRO IL FASCISMO.
Vi porto inoltre a conoscenza che contro tale provvedimento potete avanzare entro il termine di giorni dieci dalla pubblicazione della lista elettorale, reclamo alla Commissione Elettorale di Chieti.

                                                                                                         IL SINDACO



RELATA DI NOTIFICA

Io messo comunale ho notificato oggi 5 - 2 -1947 l'atto suesteso al Sig. Marino Solfanelli mediante consegna al Sig. (madre).
                                                                                             IL MESSO COMUNALE









Nota: Il padre di Marino Solfanelli era Alfredo Solfanelli, nella concitazione di quegli anni post-bellici...

domenica 2 febbraio 2014

IN RICORDO DI UN MAESTRO (di Tonia Orlando)

Ho sempre avuto grande rispetto per Marino Solfanelli e volendone parlare dopo la sua scomparsa, non mi andava di esprimere i soliti pensieri retorici che in genere si scrivono spinti dall'enfasi della circostanza.
A Marino Solfanelli non si poteva che volere bene ed è questa la prima considerazione che mi assale e che certamente sarà alla base di questo mio scritto.
Marino Solfanelli era, per quanti avevano avuto il privilegio di incrociarLo nel corso della vita, un maestro, una guida. Era capace di condividere tutto, con tutti.
Aveva uno sguardo profondo ed ironico con il quale accarezzava persone, vicende, situazioni, che gli permetteva di assolvere e capire tutto il mondo con un sorriso bonario, consapevole dei limiti del mondo stesso.
Amava i libri. Questi erano per Lui creature vive, con un cuore, un'anima ed ali grandi per volare; una volta nati, li seguiva come fossero figli, in un percorso di divulgazione, affermazione, crescita.
Si rammaricava del fatto che nella nostra epoca si leggesse sempre meno, che i libri non avessero più quel valore simbolico di un passato non così remoto, che non fossero più sacri compagni di viaggio, scrigni preziosi di parole e pensieri capaci di formare le nuove generazioni, farle sognare, aprire ad un mondo di civiltà e conoscenze.
Alcuni anni fa aveva subito un furto nelle sedi della sua amata editoria, gli avevano portato via tutto, ma non avevano toccato un solo libro, e gli uffici erano pieni di quelle care creature che i ladri, peraltro ignoranti, non avevano minimamente considerato, convinti che questi valessero “nulla”.
Si angosciava per la inquietante vicenda, era stata la prova di quanto stessimo tutti scivolando verso una deriva culturale, sociale, esistenziale, verso una nuova barbarie inesorabilmente percepita ma volutamente ignorata.
Ci univa l'amicizia per Giacinto Auriti.
Facevamo lunghe conversazioni telefoniche nelle quali si mettevano a crudo considerazioni, giudizi, amarezze, che Lo portavano a ricordare gli anni passati nei quali aveva sposato le tesi auritiane e non le aveva più abbandonate, convinto che queste andassero portate avanti con la stessa signorilità e determinazione dell'amico Professore.
Lo avevo incontrato le ultime volte a Lanciano, il nove marzo dello scorso anno, in occasione di un imponente Convegno che avevamo organizzato sempre dedicato al Professore e, successivamente, a Contrada Brecciaro di Sant'Eusanio del Sangro, in Provincia di Chieti, in occasione della giornata auritiana contro l'usura.
E così, in una bella e tiepida giornata di quel tredici maggio, in prossimità della Chiesetta che il Professore aveva voluto, con amore di figlio, dedicare a Maria Santissima di Fatima (si legga a riguardo quanto pubblicato sulla NewsLetter di AbruzzoPress, in data 13 agosto 2013, dal titolo “La piccola Chiesa di Giacinto Auriti” di Tonia Orlando) ci eravamo ritrovati ancora una volta.
Era stato un pomeriggio sereno, vissuto con la comunità del borgo ed i cari amici comuni come Padre Quirino Salomone, l'avvocato Quinzio, l'avvocato Pimpini e tanti altri pervenuti per l'occasione.
Insieme avremmo partecipato alla Santa Messa e più tardi condiviso la intensa processione che le persone del luogo ogni anno dedicano alla Madonna.
In quella circostanza, percepivo in tutti noi il piacere di esserci nella condivisione di una amicizia sostenuta da idee “buone”.
Marino Solfanelli ci mancherà e con Lui ci mancheranno i suoi scritti, le sue pubblicazioni, la sua attenta ed efficace comunicazione, il suo appoggio, la sua paterna complicità.


Tonia Orlando

giovedì 30 gennaio 2014

COMUNICATO STAMPA SU MARINO SOLFANELLI (Aldo Grifone)

Con lassoluto rispetto che si deve ai morti e senza nulla togliere allattivismo ed alle capacità professionali di Marino Solfanelli, non possiamo non intervenire su quanto è stato detto e scritto da alcuni personaggi noti di questa città in ricordo delleditore teatino.
A noi che siamo impegnati nel ricordo di quanti hanno perso la vita uccisi dalla delazione di alcuni fascisti e dai fucili nazisti, ci è sembrato oltremodo indigeribile leggere il panegirico di un uomo, che avrà anche avuto talento nella professione ma che ha svolto, in gioventù, attività francamente condannabili di cui non ci sembra si sia mai pentito e che, nonostante il lungo tempo trascorso, non riteniamo di poter, con il silenzio,  cancellare dalla nostra memoria collettiva.
Passi il ricordo che alcuni hanno voluto tributargli, per lamicizia che li ha legati nella vita, nel lavoro o nellattività politica ma che qualcuno ( il segretario generale dellUGL di Chieti, Leonardo Di Gregorio) arrivi a parlare di memorabili ricordi collegati alla sua giovinezza che ha condiviso nel periodo bellico con altre persone della nostra Città”) ci fa seriamente rabbrividire.
Sono ormai pubblici e consegnati ai libri di storia alcuni documenti del controspionaggio inglese, che provano in modo incontrovertibile lintensa attività di collaborazione del Signor Marino Solfanelli con la famigerata BANDA FIORESI, partecipando a perquisizioni, ruberie e soprusi a danno di liberi cittadini e alla cattura e perfino tortura dei partigiani fucilati a Colle Pineta di Pescara l11 febbraio 1944. Tale collaborazione trova conferma in alcuni documenti conservati nellArchivio storico di Chieti e nelle drammatiche testimonianze di congiunti dei Martiri.
 Passi il ricordo del defunto, per quanto la sua figura - ai nostri occhi - risulti ancora oggi apertamente controversa, ma si eviti di rifare ancora una volta la storia parlando di onestà e onore in dispregio di quanti hanno dato la vita per la libertà e la democrazia del nostro paese, soprattutto in questi giorni in cui il mondo ricorda la tragedia dei campi di concentramento e lo sterminio di intere comunità di uomini e donne da parte dei nazisti.

Chieti, 30 gennaio 2014
                                       Sezione ANPI Alfredo Grifone di Chieti

Lasciateci seppellire i nostri morti (Marco Solfanelli)

La mia non è una replica al sig. Grifone, ma è l’espressione di un rammarico: quando muore un partigiano comunista e gli amici ne tessono le lodi, nessuno entra nel merito se queste siano esagerate o meritate; quando muore un fascista e gli amici troppo benevolmente ne tessono le lodi, mettendone in evidenza i pochi pregi vantabili, ecco che i guardiani della costituzione antifascista insorgono a difesa di non so quale lesa maestà.
Io credo che la maturità ormai dai più raggiunta dovrebbe permetterci di guardare alle vicende umane con tanto disincanto e molta misericordia. Ho sempre guardato alla Storia con ironia, so come tanti che essa è sempre stata fatta dai vincitori, e che la memoria dei vinti è spesso negata e vilipesa. Non credo in una ricostruzione storica incontrovertibile che possa tener conto esattamente delle ragioni di tutti e pertanto debbo accontentarmi della vulgata e se non mi piace considerarla con rassegnazione.
Però, tra i tanti esempi di persona “normale” e positiva, quale era mio padre, vorrei citare due episodi che con lui non ho mai chiarito per pudore filiale: a) la stima e amicizia reciproca con il Cav. Guido Di Cosmo, già presidente dell’ANPI di Chieti; b) la pubblicazione di un volumetto di Maria Antonietta Manzi su “La Resistenza nella provincia di Chieti”.
Oggi, al cospetto del feretro di mio padre, vedo un uomo ormai consunto che a 18 anni fece una scelta difficile, che pagò con il carcere, il campo di concentramento e il confino; e per molta parte della sua vita con l’emarginazione.
La mia preoccupazione odierna è cercare di ricordare negli atti della sua vita terrena quei momenti di generosità, altruismo e amore verso il prossimo che agli occhi di Dio possano meritargli un lenimento alle fiamme del Purgatorio.
Per quel che mi riguarda, non sono interessato ad atti di pacificazione e riconciliazione, ognuno di noi pianga i propri morti, non vedo la necessità e l’utilità di infangare il dolore degli altri.

Marco Solfanelli

zio Marino

Da quando era morta zia Eneide, zio Marino festeggiava il pranzo di Natale con noi. Gli piaceva stare a tavola con le sue sorelle e poi, scomparsa anche zia Lidia, con Italia, la sorella più piccola, a casa sua, con le sue figlie, generi, nipoti. Arrivava affannato lungo le scale ripide, con torroni e libri per i ragazzi che ricordava tutti per nome, baciava, abbracciava, ma negli ultimi due tre anni che la sorella era molto malata arrivava un po’ prima, la trovava a letto fino al momento di andare a tavola mentre Anna in cucina controllava la cottura del brodo di cardone. Si sedeva sulla poltrona in camera a fianco al letto di mamma alta sui cuscini col suo mal di cuore, parlavano certo della salute, perché poi mamma ci informava di lui, ma non si lamentavano tanto, in fondo si stupivano di essere diventanti vecchi e di essere rimasti i soli della loro famiglia d’origine, la sorella lo rimproverava un po’ di essere sempre lei a telefonargli e lui sorridendo le dava ragione, stavano accanto, lui diceva vorrei venire a trovarti più spesso ma sai le scale… e lei gli chiedeva cosa mangiava, sempre preoccupata del cibo, ce la fai a cucinarti?
Fino a poco tempo prima a volte gli preparava le sagne e se ne stavano insieme in cucina sorella e fratello a parlare dei figli e dei nipoti. Ma anche di politica. Zio Marino era molto informato e mamma era curiosa, lo ascoltava, a volte lo contraddiceva, ma in fondo teneva molto in conto il suo parere.
A Natale sedevano una schiera di uomini, zio Marino con i generi di Italia e parlavano un po’ di politica, attenti a non urtarlo troppo coi discorsi sinistra-destra ma tutti d’accordo contro Berlusconi. A volte raccontava della sua giovinezza, della guerra, ma poi intervenivamo noi nipoti a chiedere dei cugini, di Mara e di Marco, di Alessandra e Maria Cristina e lui contento ci dava notizie. Intanto mangiavamo antipasti, tagliatelle e lui assaggiava tutto, con moderazione, apprezzava il  brodo col cardone della tradizione e fu entusiasta del panettone di 5 chili che Pino portò da Roma perché era un bel colpo d’occhio. Auguri! E alla salute!
Con Raffaella e Giancarlo parlava anche di pubblica amministrazione intanto che Raffaella sporzionava il suo agnello, domandava a Laura della scuola e sempre le regalava un libro.
Non mancava mai una storiella che finiva a ridere, una barzelletta, ma se aveva bevuto un bicchiere in più rischiava di partire per un’arringa accorata contro la società odierna e allora cercavamo di cambiare discorso. Gli uomini la buttavano sul calcio, interveniva Marco adolescente vivace, le nipoti correvano in cucina a preparare i caffè e portavano in tavola i cavicioni per prendere tutti per la gola.
Mamma a quel punto era già tornata a letto, non riusciva mai ad arrivare alla fine del pranzo per la mancanza di respiro. Quando anche zio Marino cedeva e Giancarlo si preparava ad accompagnarlo a casa andava a salutare la sorella nel dormiveglia ed erano baci e abbracci con tutti, il suo sorriso indimenticabile.


Roberta

lunedì 27 gennaio 2014

Cerimonia funebre per la scomparsa dell'editore Marino Solfanelli

La cerimonia funebre per la scomparsa dell'editore Marino Solfanelli si svolgerà Martedì 28 Gennaio alle ore 15:30 nella Cappella dell'Obitorio del Camposanto di Chieti.

Celebrerà la funzione religiosa il sac. don Ugo Carandino, dell'Istituto Mater Boni Consilii, con il rito romano antico.



Marino Solfanelli (Chieti, 17/09/1925 - 26/01/2014), è stato iscritto all'Albo dei Giornalisti dal 1957 (Tessera n. 60323) e ha ricevuto il 23 marzo 2002 una medaglia ricordo per i quarantacinque anni di iscrizione.
Dal 1955 al 1970 è stato Redattore Capo della Redazione di Chieti del quotidiano “Il Tempo”. In tempi diversi ha collaborato con i quotidiani: “Il Corriere della Sera”, “Il Gazzettino di Venezia”, “Il Mattino di Napoli”, “Il Secolo d'Italia“, “Linea”.
Esperto di Pubbliche Relazioni, Promozioni vendite, Ricerche di mercato, ha collaborato con Istituti di Ricerche, Fondi Comuni di Investimento, Assicurazioni. Negli anni Sessanta è stato consulente per le Pubbliche Relazioni della Marwin Gelber (già Camiceria Adriatica).
Esperto di editoria, nel 1961 ha fondato e diretto, sino al 1995, la Casa editrice Marino Solfanelli Editore, di rilevanza e prestigio nazionale. Successivamente ha collaborato con le Edizioni Tabula fati e Solfanelli del figlio Marco.
Ha fondato e diretto diversi periodici fra i quali “L'Alternativa” del Centro Studi Politici e Costituzionali del prof. Giacinto Auriti.
Per oltre cinquanta anni, è stato editore e direttore dell'Agenzia di informazione “ABRUZZOpress”, che ha diffuso — per le pubblicazioni abruzzesi sparse nel mondo — notizie di attualità, politica, cultura e tradizioni popolari della regione.
Ha pubblicato la silloge poetica "Lu ciòcchele", la raccolta di racconti "I racconti del cavolo" e un racconto lungo "Un amore nella bufera", più volte ristampati.





Addio Marino caro. Morto il giornalista e editore Solfanelli. Amico di Giacinto Auriti. Geremia Mancini, "vero galantuomo"

Cronaca/
E' morto ieri notte il giornalista teatino e editore Marino Solfanelli, direttore di Abruzzopress, collaboratore della testata giornalistica Giornale di Montesilvano. Geremia Mancini, UGl, "grande Uomo e vero Galantuomo".
(Solfanelli alcuni anni fa in una presentaizone al Bookcafè di Montesilvano)

Fondatore della case editrice Solfanelli, che vanta pubblicazioni filosofiche, storiche, di economia, conosciuta per i saggi dell'esimio prof. Giacinto Auriti di cui Marino era stato amico e collaboratore. Aveva 89 anni.
Marino Solfanelli, iscritto all'Albo dei Giornalisti dal 1957 (Tessera n. 60323), il 23 marzo 2002 ha ricevuto una medaglia ricordo per i quarantacinque anni di iscrizione.
Dal 1955 al 1970 è stato Redattore Capo della Redazione di Chieti del quotidiano “Il Tempo”. Ha collaborato con i quotidiani: “Il Corriere della Sera”, “Il Gazzettino di Venezia”, “Il Mattino di Napoli”, “Il Secolo d'Italia“, “Linea”.
Negli anni Sessanta è stato consulente per le Pubbliche Relazioni della Marwin Gelber (già Camiceria Adriatica) Esperto di editoria, nel 1961 ha fondato e diretto, sino al 1995, la Casa editrice Solfanelli, di rilevanza e prestigio nazionale.
Ha fondato e diretto periodici come “L'Alternativa” del Centro Studi Politici e Costituzionali del prof. Giacinto Auriti.  Da oltre cinquanta anni, era editore e direttore dell'Agenzia di informazione “Abruzzopress”. Prima Agenzia di notizie a diffusione settimanale sorta in Italia, negli anni Cinquanta, con la testata “Abruzzo-Molise-press”.
Ha pubblicato una raccolta di poesie (Lu ciòcchele), una di racconti (I racconti del cavolo), più volte ristampati. Nel 2012 pubblica il racconto Un amore nella bufera.
Piero Vassallo scrisse in una recensione "Lo stile di Solfanelli appartiene una dimensione irriducibile al clima rovente dei tribunali intitolati all'esigente e implacabile Virtù, il feticcio un tempo idolatrato dai funzionari della famelica ghigliottina, oggi usata dagli agitatori delle tintinnanti manette e incensata dal giornalismo dei diversamente colti e intelligenti. I sacerdoti dello sdegno e del ghigno iroso.
Marino Solfanelli, un caro amico, disponibile e impeccabile professionista. Mancherà quel senso ironico con cui descriveva l'altrui meschinità e stupidità che il mondo esprime.
La redazione, con autentico cordoglio, porge le più sentite condoglianze ai familiari.
Mancini, UGl, "Galantuomo, essergli amico un privilegio"

Ci ha lasciati Marino Solfanelli.  Non solo bravo giornalista ed editore ma anche grande Uomo e vero Galantuomo. Capace di spendere la sua intera esistenza in nome di irrinunciabili ideali e il tutto senza mai accettare facili ed utili compromessi. Fu giornalista dal 1957 poi Editore dal 1961 della Casa Editrice “Solfanelli”.
Conoscerlo, frequentarlo ed essergli amico è stato un privilegio, per me, unico.
Ciao MARINO.

Angela Curatolo




lunedì 13 maggio 2013

Giornata contro l'usura - Loc. Brecciaro di Sant'Eusanio del Sangro (CH)


Marino Solfanelli - Tonia Orlando - p. Quirino Salomone


Marino Solfanelli - Tonia Orlando - p. Quirino Salomone


Marino Solfanelli - Tonia Orlando - avv. Giuseppe Quinzio

venerdì 7 settembre 2012

“UN AMORE NELLA BUFERA” DI MARINO SOLFANELLI. UNA STORIA D’ORDINARIA POESIA – di Piero Vassallo

Un film pornografico, firmato da Pier Paolo Pasolini, “I cento giorni di Sodoma”, ha proiettato l’ombra viscida e turpe della calunnia sopra l’avventura dei giovani militanti nella Rsi. Giovani che si arruolarono volontariamente nelle forze armate della Rsi non per rovesciare l’esito inevitabile della guerra o per dare sfogo a istinti pasoliniani ma per lavare l’onta della resa senza onore a Cassibile.
I combattenti della guerra già perduta, infatti, rivivevano, nella tragica realtà della lotta impari, i poemi degli eroi sfortunate, le storie tragiche, che avevano nutrito la loro anima negli anni della scuola: Ettore che affronta Achille, gli spartani alle Termopili, Orlando a Roncisvalle, Corradino di Svevia, Giovanni dalle bande nere.
Chi ha frequentato repubblichini autentici e irriducibili, quali Enzo Erra,Bartolomeo ZanengaPrimo SienaRoberto MelchiondaSergio BornacinGiano AccameSandro GuarnieriSilverio BacciLello GrazianiSilvio AdorniAlfredo Burzomato, non può disconoscere l’alta virtù che ha governato la loro esistenza.
Ora uno spiraglio alla verità sull’animo dei combattenti repubblicani è aperto da un breve, magnifico racconto di Marino Solfanelli, “Un amore della bufera”, pubblicato il questi giorni da Tabula Fati, animosa e brillante casa editrice in Chieti.
Solfanelli traduce e diffonde la sua passione di testimone e di storico in uno stile narrativo limpido e coinvolgente. Chi legge il suo breve racconto è trasportato nell’atmosfera singolare in cui operava l’ultimo fascismo. Un luogo della memoria dove l’eroismo dei giovani volontari incontrava la purezza del sentimento. Non un’invenzione letteraria ma una storia che si rovescia felicemente nella letteratura.
Lo scritto di Solfanelli contribuisce al dissolvimento del fumo fetido e malsano che fu prodotto da Pasolini per la contentezza degli antifascisti radunati nel salotto degli iniziati ai misteri della dissoluzione totalitaria. Il libro si colloca felicemente nella scena del revisionismo accelerato dall’esito fallimentare delle ideologie che hanno vinto la seconda guerra mondiale.

http://www.riscossacristiana.it/un-amore-nella-bufera-di-marino-solfanelli-una-storia-dordinaria-poesia-di-piero-vassallo/

lunedì 28 maggio 2012

IL POPOLO ITALIANO ALL’ULTIMA TORNATA ELETTORALE

L’ultima tornata elettorale mi ha riportato alla mente una gag comica di uno spettacolo di varietà: la “spalla” chiedeva al comico: «Tu di che partito sei?», e quello: «Io sono “demo”», «Vuoi dire democristiano?», il comico: «Come ti viene in mente», «Allora sei democratico liberale?», «Assolutamente no!». «Sei democratico socialista», incalza la “spalla”. «Ma stai scherzando?». «Allora, che razza di “demo” sei?». E il comico: «Sono demo-ralizzato…»
Quello italiano che è andato (o non è andato) a votare è un popolo “demoralizzato”. Stremato (e disgustato) da una classe politica di affaristi spesso corrotti, incapaci e voraci, dalle “paghette” ai figli fannulloni, da un governo di banchieri chiamato a riparare i guasti da essi stessi promossi.
Avevano promesso Mari-o Monti, invece il popolo demoralizzato si è ritrovato sul viale del “tra – monti”, ombreggiato da cipressi, che reca ai fallimenti, alla disoccupazione alla disperazione e ai “suicidi”. Una politica economica e fiscale vessatoria, imposta da lobby finanziarie internazionali, alla cui soluzione dovrebbero provvedere esponenti… di lobby finanziarie internazionali…
Ora mi è più chiaro il senso della denuncia di anni fa – dell’insigne e compianto scienziato Giacinto Auriti – contro il governatore pro-tempore della Banca d’Italia, per “truffa, usura, falso in bilancio e istigazione al suicidio”. La singolare sentenza che fu emessa dal Tribunale di Roma non negava l’esistenza di quei reati, ma scagionava il governatore dell’Istituto da ogni responsabilità per mancanza di dolo, poiché … “si era fatto sempre così”.
Certo, si era fatto “sempre” così, senza che nessuno ne denunciasse l’essenza criminogena. Ma dal momento che, finalmente, la colossale truffa veniva denunciata?…
Gli è che si trattava (e si tratta) di banche, ovvero la potente congrega di usurai che hanno carpito agli Stati la prerogativa di battere moneta “a nome e per conto del popolo”. La lobby bancaria realizza la moneta “senza limiti e senza costi”, ovvero a solo costo tipografico, lucrando dell’intero valore nominale (il signoraggio), valore che il popolo gli conferisce accettandolo come mezzo di pagamento.
“E io pago!…”, direbbe Totò…

Marino Solfanelli

mercoledì 22 febbraio 2012

PATTI LATERANENSI. LE RETICENZE SUL TRATTATO TRA LA SANTA SEDE E L’ITALIA E IL COROLLARIO DI AVVENIMENTI DIMENTICATI DALLA STORIA

I “Patti Lateranensi”, ovvero il Trattato (Concordato) fra la Santa Sede e l’Italia, sottoscritto l’11 febbraio 1929, è stato celebrato nei giorni scorsi con manifestazioni ufficiali cui hanno preso parte alte personalità dello Stato del Vaticano e della Repubblica Italiana. Con il Trattato, pubblicato negli Acta Apostolicae Sedis n. 6 del 7 giugno 1929, si pose finalmente termine ad un annoso conflitto tra Stato a Chiesi, stabilito i confini del territorio dello Stato della Città del Vaticano, e definito l’elenco e la pianta degli immobili con privilegio di extraterritorialità e con esenzione da espropriazioni e da tributi, e quant’altro.
Il Crocifisso tornò nelle aule scolastiche e la Religione cattolica fu materia di insegnamento scolastico.
Ma chi furono gli artefici del Concordato, ovvero i personaggi che vollero, realizzarono e sottoscrissero i Patti Lateranensi? Durante le rievocazioni dei giorni scorsi nessuno lo ha detto. Ebbene lo diciamo noi: Il documento fu redatto e sottoscritto dal Cardinale Pietro Gasparri e dal Primo ministro italiano CavBenitoMussolini, Capo del Governo e Duce del Fascismo, che il Papa Pio XI definì “L’uomo inviato dalla Provvidenza”.
Per quel concordato, come fu rivelato dal settimanale “La Rivolta del Popolo” negli anni ’70, fu emessa una sentenza di condanna a morte contro Benito Mussolini dalla Massoneria inglese. Condanna che sarebbe stata regolarmente eseguita nel 1945, sempre secondo le rivelazioni di quel settimanale, da Eugenio Cefis e Italo Pietra, che rientrarono in Italia attraverso la Svizzera, con un finanziamento di 50 mila sterline.
Sull’avvenimento si intrecciano altre importanti e curiose circostanze:
Eugenio Cefis fu presidente dell’Eni, Italo Pietra fu direttore de Il Giorno, quotidiano dell’Eni, il Colonnello “Valerio”, ovvero il rag. Walter Audisio, che si assunse la responsabilità dell’uccisione di Mussolini, fu dipendente dell’Eni. Lo stesso Comandante partigiano Pedro, Pier Luigi Bellini delle Stelle che catturò Mussolini, fu messo al vertice della Sarom Progetti, che ebbe una sede anche a Chieti Scalo, la organizzazione deputata alla conservazione della struttura tecnica del patrimonio Eni.
Il cadavere di Mussolini fu recato a Piazzale Loreto, ove fu impiccato per i piedi alla stazione di benzina, da un furgoncino targato CDV (Città del Vaticano), rituale simbolico che lo ricollegava al Concordato.
Il settimanale “La rivolta del Popolo”, artefice delle rivelazioni, ebbe vita breve poiché tutte le agenzie giornalistiche si rifiutarono di distribuirlo. L’ultimo numero, di 50 mila copie, fu distribuito gratuitamente per le vie di Roma da studenti universitari della Facoltà di Giurisprudenza della Università degli Studi della Capitale.
di Marino Solfanelli

sabato 12 novembre 2011

ACHTUNG, BANCHIERI…

A volte ritornanoSono gli uomini BilderbergTrilateralovvero appartenenti ai movimenti mondialisti che dominanoleconomia mondiale econ leconomiale politiche degli Stati europeicui sarà sempre proibito lesercizio di una politicaautonomaper esempio un autonomo approvvigionamento energeticoSe un governo ci provanegli interessi della proprianazionei cosiddetti “poteri forti” muovono le “pedine” allineate nello scacchiere europeo (Nicolas SarkozyAngelaMerkel?) ed è subito guerra… Occorre fare esempi?…
i 2Ebbenedopo un periodo fin troppo tollerato del governo di un parvenu dellapoliticaun antipolitico per eccellenzacui non mancava neppure il buon gusto diapprezzare… le cose apprezzabilitornano lorogli uomini del sistemaQuelli che nel1992, sul Britanniapanfilo di Sua Maestà la Reginaliquidarono a favore degli stranierile già scarse risorse dellItalia (che non possiede più neanche una fabbrica di acquamine-rale), uomini che hanno già nella scarsella pensioni da nababbodi oltre 30 milaeuro al meseche tornano al potere con il tripudio dei comunisti (neoex e poste loroalleatie dei sindacati dei lavoratori.
I quali (lavoratorifaranno bene a vigilare e tutelare i propri risparmiSi ricordino del prelievo (inopinato e truffaldino)che fu operato sui conti correnti da quel
capo di governo detto “dottor sottile” (pensione mensile 31.411). Ora si profila la tassa patrimoniale, da sempre sollecitata dalla sinistra, che non sarà diversificata, ma colpirà anche quei lavoratori che con tanti sacrifici e onerosi mutui bancari sono riusciti a costruirsi una casette.
AchtungdunqueAttenzionefacciamo che “di noie su di noinon ridano”…

di Marino Solfanelli